Bormio

Bormio

Una terra antica dove dimorano tradizione e modernità, antichi gesti e nuove tendenze, sapori e ricerca. Bormio è turismo da secoli, un tempo terra di passaggio, ora terra di soggiorno.
Le origini del nome Bormio è tuttora controversa, Una prima tesi è la derivazione dal tedesco Warm (caldo) in relazione alle acque termali mentre un secondo orientamento ritiene che la derivazione sia dalle divinità galliche.
"Borvo " o " Bormo " a cui erano dedicate allora numerose località termali. La prima certa colonizzazione del territorio risale all’ età del bronzo per mezzo del popolo dei Reti. Fondamentale crocevia dei valichi alpini che portano nel cuore dell’Europa Bormio ha sempre vissuto grande prosperità e indipendenza, testimoniata anche dall’emanazione della Magna Carta Libertatis Burmii.
" In cima alla Valtolina c'è Burmi. Montagne sempre piene di neve. A Burmi sono i Bagni". Così nel 1492 Leonado da Vinci aveva sottolineato le particolarità turistiche di Bormio. Al Seguente link è possibile leggere un interessante articolo "Sui sentieri della memoria: la Guerra Bianca al Passo dello Stelvio" ) scritto dalla giornalista scientifica Giuditta Bricchi.

Santa Caterina Valfurva

Santa Caterina Valfurva

Santa Caterina Valfurva è da sempre un villaggio ricco di storia e turismo.
Nel XIV e XV sec. Valfurva costituisce un importante punto di transito che, attraverso la valle del Gavia, mette in comunicazione la Repubblica di Venezia e la Contea di Bormio, favorendo così lo sviluppo di proficui rapporti commerciali.
Santa Caterina Valfurva diventa una famosa località termale a partire dal XVII sec. grazie alle fonti di acqua ferruginosa scoperte nel 1698 dal parroco don Baldassare Bellotti. Le sorgenti che sgorgano dal sottosuolo sono due: la sorgente di acqua solforosa, ricca di zolfo, e la sorgente di akua forta, impregnata di ferro e dal sapore acidulo e piccante. Si tratta di un’acque dalle notevoli proprietà terapeutiche la cui fama supera ben presto i confini della valle.
Nel 1835 viene aperto a Santa Caterina Valfurva un vero e proprio stabilimento per l’imbottigliamento della prodigiosa akua forta, che diventa tanto famosa da essere esportata anche all’estero.
Durante gli anni che dividono la Prima e la Seconda Guerra Mondiale il turismo termale subisce un forte calo; i bellissimi padiglioni della fonte, ampliati all’inizio del XX sec., vengono convertiti in essiccatoi di torba e definitivamente demoliti nel 1952, dopo aver subito gravi danni.
Attualmente, all’arrivo della pista Cevedale e a pochi passi da dove sorgeva una volta il vecchio padiglione, è stato costruito un piccolo museo dell’acqua che nella forma ricalca volutamente quello ottocentesco. Al suo interno sorge una fontana con due zampilli per l’akua forta e l’acqua solforosa. Foto d’epoca e didascalie ricorderanno ai presenti le qualità medicamentose di ciascuna.